venerdì 17 luglio 2009

Intervento agli Stati Generali

17 luglio 2009. Questo il mio intervento, a nome di Legambiente, agli Stati generali. Se volete c'è anche la registrazione video su C6 TV. Per l'intervento di Maria Berrini (Ambiente Italia, oltre che Legambiente) cliccate qui.
"Grazie al Sindaco Letizia Moratti e al Presidente Roberto Formigoni per averci offerto l'opportunità dell'Expo e per questa occasione degli Stati Generali. Grazie per aver dato voce ad una Milano e ad una Lombardia che è già al lavoro per l'Expo. Per questa "lezione" di ascolto, uno di fianco all'altra, per tutto ieri ed oggi. Un doppio grazie perché ce n'era un gran bisogno, perdonate la franchezza, dopo un anno di spettacolo umiliante ed indecoroso. Non sarà stata tutta colpa vostra, sarà stata tutta colpa d'altri, ma certamente non è stata colpa nostra.
Non nostra che, dall'agosto del 2007, abbiamo creduto nella possibilità di un Expo della sostanibilità, come sta scritto nel Dossier di candidatura, al quale in piccola parte abbiamo contribuito. E che grazie alla sua sostenibilità è stato apprezzato in sede BIE e proprio per questo Milano ha vinto. Non è stato facile ricordarlo e spiegarlo in questo ultimo anno al nostro popolo.
Lungo quest'anno non siamo stati soli. Allo scorso 7 giugno 2008, nel pieno del primo Festival dell'Ambiente, eravamo in 30 mila "In marcia per il clima", con altre 50 associazioni, a costruire il vollaggio della sostenibilità lungo corso di Porta Venezia. Poi in autunno, in Assolombarda e con la Fondazione Cariplo eravamo presenti con tutte le altre associazioni ambientaliste a presentare le proposte per lo sviluppo sostenibile di Milano. Poi ancora a marzo 2009, alla Fiera fa la cosa Giusta, eravamo in assemblea per lanciare insieme ad altre 70 associazioni l'idea di un Expo Giusto e partecipato. Ma abbiamo detto di più, in altrettante lettere di tutti i presidenti di associazioni lombarde e nazionali che sono pervenute sulle vostre scrivanie: che dei temi di "nutrire il pianeta energia per la vita" noi ci siamo sempre occupati, ci occupiamo e ci occuperemo in futuro anche senza l'Expo. Se potremo farlo anche con l'Expo di Milano, tanto meglio.
Legambiente ha presentato 4 proposte e 6 progetti. Ecco alcuni.
Al prossimo Festival dell'Ambiente che speriamo si svolga contemporaneamente a Puliamo il Mondo, vogliamo lanciare con tutte le altre associazioni ed ong di cooperazione l'Assemblea dei Popoli della terra che si tenga a Milano contemporaneamente all'Assemblea dell'Onu sulle sfide del millennio (il Millennium Development goals). A milano i popoli, a New York gli Stati, in un dialogo a distanza, possibile attraverso le nuove tecnologie dell'informazione.
E poi la partecipazione, perchè queste giornate non siano un'occasione isolata: si può in breve tempo attivare una consultazione vera. Non solo con plenarie e la partecipazione universale, ma anche con gruppi di lavoro, documenti tematici, obiettivi a termine. Un esempio? Il governo francesce ha saputo attivare 5 mesi di consultazione nazionale sullo sviluppo sostenibile coinvolgento tutta la nazione. A Milano e solo per l'Expo ne potrebbero bastare 3. Facciamolo!
"Green Life" sarà il titolo della mostra che portiamo a febbraio - marzo 2010 in Triennale, per raccogliere il meglio delle esperienze italiane e straniere di edifici "zero carbon" e persino di quartieri a zero emissioni. perchè questa è la nuova sfida per le città entro il prossimo decennio!
Eppoi la nostra "Kyoto" dal basso. Il Sindaco Moratti ha firmato il Patto dei Sindaci a Bruxelles che si impegnano a ridurre unilateralmente le emissioni del 20% al 2020? Ebbene, non potrà farlo senza di noi cittadini, senza che le famiglie e le imprese lombarde ci mettano la propria faccia e il proprio impegno. Se Telecom ha messo in rete un calcolatore di emissioni individuali di CO2, noi di Legambiente abbiamo messo in rete il sito degli impegni di riduzione: entrate in www.stopthefever.org e scoprirete che a livello nazionale siamo già arrivati a ridurre di 3 milioni di tonnellate le emissioni di CO2, circa il 6-7% dell'obiettivo di kyoto per l'Italia. Cosa potremo fare se le comunità milanesi e lombarde si organizzassero per cambiare le cose!
Sapete, il Mondo sta cambiando molto più velocemente di quanto se ne abbia generale percezione: il presidente Obama ha promesso di cambiare le case e le automobili degli americani. Milano con l'Expo si propone di cercare di cambiare il nostro modo di nutrirci.
E se Gandhi ci sollecitava: "Sappiate rappresentare il cambiamento che volete", io chiudo con una citazione di Alex langer: "La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile".

lunedì 13 luglio 2009

Sugli stati generale dell'Expo

Milano, 14/07/2009. Presenti agli Stati Generali indetti da Regione e Comune, ma per partecipare davvero alla realizzazione dell’Expo chiediamo un confronto permanente, trasparente e diviso per tavoli tematici con i soggetti sociali. Questa la principale proposta che Legambiente e tante altre associazioni e ong presenteranno in occasione dei prossimi Stati Generali in programma a Milano il prossimo 16 e 17 luglio. Per l'occasione è stato aperto un sito web: www.legambienteexpo.org.
Ne hanno parlato questa mattina in una conferenza stampa, Andrea Poggio, Vice Direttore Nazionale di Legambiente, Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, Emanuele Patti, Presidente ARCI Milano, Angelo Marchesi, presidente AIAB Lombardia (agricoltori biologici) e Lele Pinardi, presidente di Colomba, il coordinamento delle ONG e delle associazioni di cooperazione della Lombardia.

“Siamo abituati a prendere seriamente le proposte che vengono fatte dal Sindaco e dal presidente della Regione. Il dossier di candidatura illustra un Expo della sostenibilità. Gli Stati generali ci chiedono di partecipare alla realizzazione dell’Expo. – ha detto Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente – Siamo quindi pronti a partecipare, insieme ad altre associazioni, da protagonisti ad un Expo, in linea con le linee guida del dossier, dedicato a “Nutrire il Pianeta, energie per la vita”, che si caratterizzi come grande evento culturale “leggero” sull'ambiente e capace davvero di avviare Milano verso la sostenibilità. Abbiamo allo scopo presentato ed avviato i primi 6 progetti e le prime 4 proposte.”

Proposta A: percorso di partecipazione.
I rappresentanti delle associazioni intervenute concordano sulla necessità di chiedere a partire dagli Stati generali un percorso partecipativo più vero e completo: con sedi di confronto vero, non fiumi di parole e poi "silenzio, non disturbare il manovratore". Fino ad oggi Expo 2015 ha significato solo sondaggi, necessariamente banali, e liti nei consigli d'amministrazione. Oggi le associazioni hanno chiesto di aprire per l'autunno tre mesi di tavoli tematici, su documenti di piani articolati, a partire dal dossier di candidatura in cui coinvolgere tutti i soggetti sociali e partecipativi con le istituzioni locali. Un esempio? Quello che ha saputo fare il governo francese per le sue scelte legate allo sviluppo sostenibile nell'estate 2007 (vedi www.legrenelle-environnement.fr).

Proposta B: Festival Internazionale dell’Ambiente
In collaborazione con Colomba e il coordinamento delle associazioni firmatarie dell'Appello “Expo Giusto” intendiamo proporre alle istituzioni tutte la seconda edizione del Festival Internazionale dell’Ambiente, all’ultima settimana di settembre, dal 25 al 28. Le associazioni dell’Expo Giusto faranno proprio l’evento partecipando anche con propri appuntamenti all’iniziativa.

Proposta C: Diffusione del biologico locale nelle mense.
A Milano la qualità delle decine di migliaia di pasti serviti nelle mense delle scuole milanesi può fare la differenza: la sfida di nutrire il pianeta comincia dai piatti dei nostri bambini. Per questo Legambiente, insieme ad AIAB, MDC e associazioni di genitori, chiedono alle istituzioni milanesi e lombarde di introdurre nelle ricette i prodotti di agricoltura biologica e di filiera corta (il 'km zero' del cibo che non attraversa mezzo mondo prima di arrivare nel piatto), che significa alimenti più sani, nutrienti e a basso impatto ambientale.

Proposta D: Compensazioni climatiche locali.
A partire dal Festival per l'Ambiente 2009, intendiamo costituire un gruppo di associazioni e Enti capaci di offrire valutazione, calcolo, mitigazione delle emissioni climalteranti generate dagli interventi e dagli eventi e proporre compensazioni, sia con applicazioni di efficienza e rinnovabili che piantumazioni, in più possibile locali.

Legambiente ha poi presentato veri e propri progetti per l’Expo, per una previsione di spesa di 3,2 milioni di euro in 6 anni (a cui si possono aggiungere sino a 15 milioni di aree verdi) che porteremo al tavolo degli Stati Generali:

Progetto 1: Green Life - Costruire Città Sostenibili (già avviato)
Una Mostra Internazionale ed un percorso culturale che si aprirà nel febbraio 2010 alla Triennale di Milano. La mostra durerà 45 giorni, e metterà in mostra i quartieri e le architetture più innovative realizzate nelle città del mondo e in Italia nell’ambito della progettazione architettonica per creare eco-sistemi urbani sostenibili per il pianeta. Intendiamo con questo partecipare alla definizione dei criteri di progettazione per le infrastrutture dell'Expo (vedi scheda).

Progetto 2: Da www.stopthefever.org, il sito web locale degli impegni per la sostenibilità (da settembre 2009)
Un sito web dove i milanesi e i lombardi, grazie ad un apposito CALCOLATORE, potranno inserire i propri impegni per l'ambiente in preparazione dell'Expo 2015. E' rivolto a singoli cittadini, imprese e scuole: a chi decide di andare al lavoro in bici, un'azienda che migliora la propria efficienza energetica, un condominio che annuncia l’istallazione di tetti solari... (vedi scheda).

Progetto 3: Premio Innovazione Amica dell’Ambiente (già avviato)
Allo Expo verranno dedicate le prossime annate del nostro Premio: la Lombardia capace di innovare e di fare impresa è la protagonista dell'edizione di quest'anno titolata “Green Economy: percorsi e soluzioni per un nuovo sviluppo”, e rivolta in particolare ai prodotti e ai progetti dell'eco-edilizia e dell'abitare (vedi scheda).

Progetto 4: Centrale di Mobilità (già avviato)
Il dossier di candidatura evidenzia con precisione come si potrà raggiungere il quartiere espositivo senz'automobili. Ebbene con questo progetto la Fondazione Legambiente Innovazione si propone di creare a Milano la prima Centrale di Mobilità italiana. Un luogo fisico e virtuale in cui poter trovare informazioni personalizzate e servizi innovativi per spostarsi sul territorio, dove poter acquistare abbonamenti e offerte di viaggi integrati, noleggiare auto, bici, pubblici e privati (vedi scheda).

Progetto 5: Il Parco dell’Expo (già avviato)
Il progetto di compensazione ecologica “Parco dell’Expo” si propone di vincolare a 'trasformazione ecologica' una superficie di territorio doppia rispetto a quella del suolo che verrà utilizzato per creare i quartieri espositivi, che deve essere acquisito e 'rinaturato' attraverso un intervento di carattere forestale, con onere a carico della trasformazione urbanistica. A ridosso dell'area Expo esiste un vasto ambito di 750 ettari, quasi totalmente Parco Agricolo Sud Milano ed innervato da una fitta trama di vie d'acqua, che si presta a dare corpo al “Parco dell’Expo”: un grande 'sistema verde' di 150 ettari di prati, filari, boschi e siepi che lo colleghino a Milano, potendo contare sulla animazione da parte delle associazioni locali, sulla collaborazione delle imprese agricole e su standard di qualità di progetti e interventi quali quelli realizzati fino ad oggi dal CFU – Boscoincittà di Italia Nostra (vedi scheda).

Progetto 6: Ecoturismo per l'Expo
Legambiente è da anni impegnata nella diffusione della certificazione dell'accoglienza turistica: allo scopo ha definito due progetti, uno per Milano ed uno per la ricettività diffusa nel Parco Sud, in vista dell'Expo con lo scopo non solo di qualificare dal punto di vista ambientale l'esistente, ma anche creare una nuova offerta convertendo le strutture edilizie esistenti, in città e nell'hinterland agricolo (vedi scheda).

sabato 25 aprile 2009

A proposito di “sondaggio” sul dopo Expo

  1. Non ho niente contro i sondaggi. Ma il sondaggio come forma di consultazione delle scelte di governo, oltre ad alludere ad un potere concentrato nelle mani di un sol uomo, rischia di darci un'idea assai distorta delle aspettative di Milano dall'Expo. Eppoi, cosa si “vota”? Stando alle anticipazioni dei giornali (vedi in proposito anticipazioni de Il Giornale) si dovrà scegliere tra nuovo ortomercato, nuovo tribunale o cittadella dell'innovazione. Ultimo tema, come alla maturità, quello libero. Non saprei cosa votare. Non riesco ad immaginarmi una città senza frutta e verdura, così come senza giustizia. E un voto raccolto così non sarà di grande utilità per il decisore.
  2. Cosa fare allora? Una consultazione vera, anche con sondaggi, ma ponendo domande diverse alle professioni, alle categorie economiche, alle forze sociali, ai rappresentanti istituzionali e anche alle associazioni. Un centinaio di associazioni e di ONG di cooperazione stanno in questi giorni chiedendo al Commissario, al Sindaco di Milano e ai Presidenti di Provincia e di regione di insediare la “Casa delle Associazioni” e il “Centro per lo sviluppo sostenibile” di cui hanno in animo di far parte (vedi qui).
  3. Ma prendiamo per buona la proposta di una consultazione e cerchiamo di dire la nostra. Primo suggerimento: prendetevi il tempo di consultare davvero e di raccogliere buone idee sul da farsi. Si è perso un anno, ora non si può decidere in una settimana. Sì, ci vuole il tempo di spiegare meglio il “come” più ancora che il “cosa” metterci nel “buco” liberato dall'Expo a fine 2015. L'Expo non potrà risolvere il problemi della Milano di oggi e di domani, ma potrà contribuire ad una Milano più bella se gli interventi fatti in suo nome esemplificheranno nuovi modi di disegnarla, di costruirla e di viverla (una proposta di come lavora una consulta la trovi qui).
  4. Prendiamo ad esempio l'ipotesi di un nuovo ortomercato (ipotesi n. 1, sembra). Oggi ha tanti problemi: connessione con reti di trasporto, vive alcune ore al giorno, criminalità organizzata, mal gestito, struttura relativa recente, ma pensata male. Bene, come disegnarla perché quei problemi (ed altri ancora) non si ricreino in altre parti della città? Partiamo dal traffico e dal trasporto delle merci in ambito urbano: si può pensare ad un raccordo ferroviario (per le merci che giungono al mercato) e ad un operatore ferroviario che si organizzi in proposito? E il trasporto in città e in provincia, ai negozi e ai supermercati? Uno delle cause prime di inquinamento e di incidentalità a Milano? Altre città si sono dotate di soluzioni illuminate e più sostenibili (l'architetto Maria Berrini ha analizzato i casi di Stocolma, Amburgo, Graz). Alcuni embrioni di progetti sono allo studio anche per Milano. Alcune soluzioni, che io sappia, si sono adottate in Italia in alcune medie città e nel centro storico di Genova. Un bel tema. Che può fare da parallelo alla proposta – suggestione di Legambiente per il quartiere degli espositori, contiguo a quello dell'esposizione, di costruire il primo grande quartiere senz'auto d'Italia (vedi spot in proposito).
  5. Seconda questione: gli orari. L'ortomercato vive dall'alba sino a metà mattina. Come fare a farlo vivere anche nel pomeriggio e a sera? Nel dossier di candidatura si parla di città del gusto: un quartiere di ristorantini vive soprattutto a sera, è vero, ma in nessuna città al mondo lo troviamo in una città inventata circondata da ferrovie ed autostrade come il quartiere dell'Expo. Si deve quindi pensare ad una parte dell'area che diventa città, anche residenziale. E come potrà convivere con l'ortomercato? Si possono pensare ad altre funzioni? La formazione, lo sport, la musica, ad esempio?
  6. Non c'è dubbio che l'ortomercato ricostruito in una zona vissuta della città potrebbe aiutare a debellare la criminalità e assicurare sicurezza e legalità: ma persino il disegno del nuovo quartiere deve essere pensato per garantire la fruibilità e la sicurezza in tutte le 24 ore.
  7. I criteri di costruzione: Legambiente sta lavorando da un anno perché con l'Expo si inseriscano nella normativa e della pratica del progetto e del costruito il criterio “zero carbon, per riprendere la terminologie inglese. In Gran Bretagna infatti dal 2017 qualsiasi abitazione non dovrà più emettere (per riscaldarsi o raffrescarsi) alcun gas serra: solo efficienza energetica, solare e rinnovabili in genere. Chiediamo analoghi criteri per il quartiere degli espositori e per il dopo Expo. Vedi in proposito il progetto che stiamo realizzando con la Triennale di Milano.
  8. La compensazione ecologica preventiva. Legambiente ha proposto e sta raccogliendo firme per una legge regionale di iniziativa popolare che obblighi chiunque costruisca, oltre al rispetto degli standard, di investire ad attrezzare biodiversità (boschi), verde fruibile o verde agricolo, almeno il doppio della superficie costruita. E il tutto, prima di aprire il cantiere (vedi in proposito). E' già legge in Germania, grazie all'allora ministro Angela Merkel. Chiediamo la stessa cosa per l'Expo. Decine di milioni di euro da investire in cintura verde in e attorno Milano. Crediamo che si possano trovare volontari (ci candidiamo) e sponsor per incrementarlo anche oltre a quanto saranno obbligati i fortunati che hanno avuto, grazie all'Expo, trasformati da verde ad edificabile le loro aree.
  9. Cosa fare al posto dell'Ortomercato attuale? Stando ai giornali si parla solo di perequazione: cioè, mi costruisce l'ortomercato e in cambio avrai tante belle volumetrie sull'interessantissima area del mercato attuale. A nostro parere c'è tanto spazio, ma proprio tanto, per garantire anche e soprattutto una spina verde che dalle aree agricole del Parco Sud Milano si inserisca nel cuore della nuova città di Milano che sta sorgendo a Sud Est: i grandi quartieri e i grandi spazi non occupati dalla nuova Rogoredo, sono lì a gridare vendetta sulla leggerezza delle scelte del precedente Sindaco di Milano Gabriele Albertini.

venerdì 10 aprile 2009

10 aprile: un anno per un AD della società Expo

Ieri si è riunita l'assemblea della società di gestione dell'Expo. Una volta risolta la spinosa questione dello stipendio del nuovo amministratore delegato (si acconteterà di 300 mila euro e non di 700!), sembra tutto risolto. Sembra, perchè ancora non si sa nulla delle deleghe e di come va la capitalizzazione. Insamma, non si sa ancora quando la società sarà operativa. Ma l'accordo politico sembra fatto, torna l'armonia tra le istituzioni (salvo la Provincia, c'è la campagna elettorale) e tornano le dichiarazioni di apertura da parte del Sindaco Letizia Moratti.
Esce il mio intervento, a nome di Legambiente, sul Corriere della Sera (scaricalo qui).
Ecco le dichiarazioni all'agenzia Ansa del sindaco: "Ora che la società è diventata operativa pensiamo di far partire anche una consulta cittadina, perché è opportuno e necessario il coinvolgimento più ampio possibile sulle scelte che la società adotterà." E poi: Vediamo di fare una consultazione su quello che potrà rimanere alla città dopo Expo. Certo è che ora ci dedicheremo sempre più a costruire un percorso partecipato con tutta la città."
Ci dobbiamo credere?

lunedì 6 aprile 2009

A più di un anno dall'assegnazione dell'Expo

E' passato poco più di un anno da quando Milano e l'Italia ha conquistato l'Expo. E il ballo indecoroso sulle poltrone della società che dovrebbe governare l'investimento non è ancora finito. Anzi, assistiamo persino a qualche scadimento polemico sui compensi degli amministratori e sulle pregiudiziali personali: basti pensare a Paolo Glisenti, passato in un anno da grande regista della vittoria milanese a capro espiatorio di ogni male.
La nostra delusione non è provocata dallo scontro politico tra diverse concezioni dell'Expo. Quello che è sembrato vincente nel Dossier di candidatura e quello che si sta facendo faticosamente strada tra le ristrettezze dei bilanci di crisi oggi. Quello che il sindaco Letizia Moratti cerca di ricondurre al titolo (“nutrire il Pianeta ed energia per la vita”) e che descrive come un grande evento culturale capace di unire i popoli della terra nell'anno target delle sfide del millennio. E quello che il ministro Castelli ha esemplificato bene in una recente trasmissione televisiva, come una grande scusa per costruire grandi infrastrutture (sottinteso autostradali). E così l'Expo che doveva costare 4 miliardi (di metropolitane e un piccolo quartiere modello), oggi ne costa 14 con tre autostrade. Come se la crisi di oggi necessitasse di risposte statali come quelle degli anni Cinquanta.
Anzi, se di scontro culturale si trattasse, ci sentiremmo a nostro agio. Avremmo la nostra da dire, sapremmo da che parte stare. Se il problema fosse oggi chi rappresenta Milano e, soprattutto, cosa vuole Milano dall'Expo mentre il sindaco, ad un anno dai trionfo di Parigi, deve nominare il suo unico rappresentante nella società di gestione, avremmo molto da dire: come, ad esempio, si fa a costruire una nuova città sostenibile, culturalmente ricca e quindi solidale, accogliente e quindi orgogliosa, capace di un nuovo equilibrio territoriale con il circondario agricolo, esempio per le altre città e paesi in Italia e nel mondo. Come sta riuscendo a molte altre capitali d'Europa. Con la scusa dell'Expo si può fare tutto questo. Si può fare Milano capitale della sostenibilità ambientale.
Se invece Milano (e l'Italia) si presenterà con il cappello in mano ad un vertice di partito, per implorare qualche esponente politico a pigliarsi la “grana” Expo, per amministrare un po' di cantieri, contesi tra imprese e malavita, allora noi associazioni cosa possiamo c'entrare? Niente. E non vogliamo proprio c'entrarci niente.
Ecco perché questo è l'ultimo appello. Alla classe dirigente milanese e lombarda e al Sindaco di Milano in particolare, che ci chiese al tempo del dossier di candidatura la disponibilità ad una partnership.
Con Libera abbiamo chiesto forme di partecipazione e sensibilizzazione alla cultura della legalità e controllo delle infiltrazioni mafiose. Insieme ad altre associazioni, una trentina, ambientaliste e non, insieme alle organizzazioni non governative italiane impegnate nella cooperazione in tutto il mondo abbiamo chiesto una cosa precisa e ora pretendiamo una risposta altrettanto precisa. Abbiamo chiesto di costituire al più presto il Centro per lo sviluppo sostenibile che deve prendere il posto della torre – grattacielo nel quartiere espositivo. Abbiamo chiesto di creare subito la Casa delle associazioni che, come a Saragoza, possa divenire l'occasione di partecipazione, incontro e scambio della società civile del territorio con i popoli della terra che verranno a Milano nel 2015. Abbiamo chiesto un crescendo di appuntamenti e scambi internazionali che porti davvero l'Expo a divenire la grande assemblea dei popoli della terra in occasione del dibattito Onu sulle sfide del Millennio che si terra in quei mesi tra 6 anni. Abbiamo chiesto di ritrovare lo “spirito” dell'Expo richiamato persino dal Cardinale di Milano, Luigi Tettamanzi, per richiamare l'attenzione sugli ultimi tra i cittadini di Milano, perché anche loro in questi anni di crisi devono sentire che l'Expo può rappresentare una risposta.
Con umiltà e fermezza. Umiltà perché non saranno mai le associazioni e le ONG da sole a fare l'Expo. Ma anche con fermezza, perché in questo anno di mancate risposte e di risse si sta erodendo la fiducia. In quest'anno, tutto e tutti hanno potuto usare l'Expo per ideale o per interesse, per bieco vantaggio o per slancio generoso. Ora la crisi impone, anche a noi, una scelta radicale. Insomma quella disponibilità, ormai non più solo nostra, a sviluppare partnership con Milano Expo chiede risposte chiare e concrete, in mancanza delle quali, ognuno proseguirà per la sua strada, noi ad occuparci di alimentare il mondo e sviluppare energie rinnovabili, altri a costruire autostrade. E vedremo quanti dei 29 milioni di visitatori verranno a percorrere.